Giornate più corte, mattine con risvegli al buio, temperature più basse, cielo nuvoloso sono gli ingredienti di un cocktail che può portare alla depressione durante l’inverno. Molte persone vivono con difficoltà questo periodo dell’anno, e la depressione stagionale è stata recentemente riconosciuta dalla comunità scientifica tra i disturbi dell’umore, includendo il nomenclatore “a pattern stagionale” nell’ultima edizione del DSM – il Manuale Diagnostico Statistico che cataloga le malattie psichiatriche.
I sintomi del disturbo includono ansia, depressione, diminuzione dell’interesse in quasi tutte le attività che prima davano piacere, ritiro sociale, insonnia o eccessiva sonnolenza, cambiamenti dell’appetito, aumento di peso, affaticamento, difficoltà a concentrarsi e a prendere decisioni.
Le cause
Vi sono due aspetti da considerare nella genesi di questo disturbo, uno fisiologico e uno psicologico.
La ricerca ha determinato in maniera piuttosto chiara che la carenza di luce solare provoca delle modifiche a livello di funzionamento biochimico. I nostri ritmi biologici sono regolati in gran parte dall’alternarsi di luce e buio. Con la prevalenza del buio, diminuisce la secrezione di melatonina da parte della ghiandola pineale, e questo può avere un impatto diretto sul sonno e altre funzioni fisiologiche.
La luce inoltre è essenziale per la conversione a livello cutaneo della vitamina D, la cui presenza nell’organismo è fondamentale per la salute ossea ed è molto probabilmente correlata anche all’umore, in quanto coinvolta nella produzione di serotonina.
Dal punto di vista psicologico vi sono dei modelli interni che si attivano con ciclicità stagionale. Essi derivano dalle esperienze autobiografiche dell’inverno, dalle dinamiche familiari, dagli eventi associati a questo periodo dell’anno e, soprattutto, dalle emozioni e dalle aspettative che si sono fuse e confuse con essi nel corso del tempo.
Le esperienze negative vissute nell’infanzia, o anche nel passato più recente, possono aver stratificato delle dinamiche interne, spesso inconsce, che vengono successivamente riattivate da elementi stagionali.
Il volgere al termine dell’anno solare, ad esempio, induce facilmente a momenti di ricapitolazione della propria vita e a compiere bilanci che, a volte, sembrano in passivo.
Un discorso a parte meritano le festività, il cui sfruttamento commerciale massiccio da parte dei media gonfia a dismisura alcuni luoghi comuni, come i felici raduni familiari, le attività sociali e il divertimento in compagnia degli amici, l’enfasi sul materialismo e l’importanza di dare e ricevere meravigliosi regali. C’è abbastanza materiale perché al confronto la propria vita non risulti così perfetta e perché il bombardamento mediatico acutizzi emozioni di solitudine e fallimento.
Cosa fare
Alcune azioni che possono migliorare lo stato psicologico passano per la cura del corpo.
Andare dal medico per fare un bilancio di salute o aumentare l’esposizione alla luce solare – tramite la luce naturale o utilizzando delle lampade terapeutiche particolari -, fare attività fisica per almeno 30 minuti al giorno in modo da stimolare il rilascio di endorfine possono essere utili.
Così come staccarsi temporaneamente dai media, inclusi i social, o ridurre l’esposizione ad essi può aiutare a sentire meno la pressione sociale e il confronto.
Tuttavia, non sempre i processi che portano alla depressione sono così trasparenti né le soluzioni così semplici; se i sintomi del disturbo depressivo sono severi e perdurano nel tempo, è meglio rivolgersi ad uno psicoterapeuta per essere aiutati.
Il modo in cui si sperimenta la stagione invernale ha a che fare con la mente e con il corpo, ma si può intervenire sulla depressione ed è importante farlo, perché non ha senso vivere ogni anno almeno 5 mesi nel mal-essere aspettando che ritorni primavera.