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Riceve a Trieste

SEGNALAZIONE
Articolo sul giornale di Trieste “Il Piccolo”, in merito all’intervento di una counsellor nella gestione dello stress nei ragazzi coinvolti nell’incidente del Palatrieste nel quale ha perso la vita un ragazzo.
Il titolone è: “Presa una “psicologa” per aiutare i ragazzi ancora sotto choc”
Ma poi nel sottotitolo si legge: La counsellor Kira Stellato ha incontrato alcuni giovani della cooperativa On Stage dopo il grave incidente
Decidetevi… La counsellor è una psicologa tra virgolette?
Qui il link all’articolo:
http://ricerca.gelocal.it/ilpiccolo/archivio/ilpiccolo/2011/12/16/NZ_26_08.html
Cordiali saluti,
Lettera firmata

COMMENTO REDAZIONALE DELLA DR.SSA GABRIELLA ALLERUZZO

Le virgolette sono un segno tipografico usato per contraddistinguere una parola o una frase come citazione, discorso diretto, per evidenziarne la natura gergale, tecnica, metaforica o dialettale, o per parole e frasi straniere non ancora entrate nell’uso comune della lingua. Si usano sempre in coppia, in modo analogo alle parentesi, e perciò compaiono anch’esse sempre come “aperte” e “chiuse” rispettivamente prima e dopo la parola o la frase di pertinenza.” (fonte: Wikipedia).

L’espressione “tra virgolette” si adopera anche colloquialmente, e dichiara che si stanno prendendo le distanze dalle parole che si stanno usando.

Viene da chiedersi se queste virgolette, poste in un luogo importante dell’articolo – il titolo – non abbiano una finalità apotropaica, come se l’estensore dell’articolo, Matteo Unterweger, avesse voluto tenere a distanza degli influssi negativi. Quali essi siano, è difficile dire.

Potrebbero avere a che fare con un tentativo di evitamento dei sentimenti angosciosi connessi a una tragedia improvvisa e violenta o almeno con una loro declassazione: se è bastata una “psicologa” e non è servito uno psicologo dell’emergenza, allora l’evento non è stato così grave… Oppure potrebbe esserci nelle intenzioni del giornalista un preventivo sottrarsi a eventuali implicazioni legate a una possibile denuncia per abuso di professione (l’Ordine degli Psicologi del Friuli Venezia Giulia ha già ricevuto la segnalazione e al momento attuale sta attivando la Commissione Deontologica). O entrambe le cose assieme o, ancora, chissà che altro.

Ma in fondo, quel che ha davvero importanza è capire ciò che la Psicologia dell’Emergenza, può offrire alle vittime primarie (gli eventuali sopravvissuti all’evento traumatico), secondarie (chi ha assistito all’evento) e terziarie (i soccorritori che assistono le vittime primarie), e se in frangenti gravemente traumatici come quello citato un counselor possa assumersi il compito e la responsabilità di intervenire.

L’Osservatorio ha già trattato, in parte, questi due argomenti. Il lemma Psicologia dell’Emergenza nel nostro Glossario è piuttosto articolato, e alcuni pezzi sull’argomento sono reperibili con il tag relativo, mentre il tema della diverse professionalità e competenze di psicologo e counselor è discusso nel bell’editoriale di Chiara Santi.

Non sappiamo come siano andate esattamente le cose nel caso specifico, tuttavia sappiamo che una delle difficoltà che incontra lo psicologo dell’emergenza è quella di trovarsi, spesso lui stesso soggetto a una condizione di forte stress emotivo, a dover aiutare una persona che non ha mai incontrato prima e che si trova in uno stato emotivo di forte turbamento, normalmente con comportamenti reattivi marcati, che possono andare da reazioni emotive di stampo nevrotico a reazioni psicotiche gravi. Non c’è il tempo per fare un’anamnesi nè una diagnosi, e frequentemente non c’è nemmeno un setting esterno – una cornice spazio-temporale che delimita ruoli e funzioni -, eppure bisogna intervenire efficacemente e il prima possibile allo scopo di prevenire le possibili ripercussioni del trauma a lungo termine.

Non solo vi sono trattamenti terapeutici d’emergenza e tecniche specifiche di gestione dello stress da evento critico, ma esiste anche una formazione specifica che viene erogata mediante master universitari o dalle associazioni accreditate presso la Protezione Civile. Si tratta di una formazione teorica che include anche esercitazioni programmate e che pone massima attenzione anche alla salute mentale dello psicologo che opera in situazioni di emergenza. Occorre infatti conoscere bene la propria emotività e saperla dominare, in quanto la prima regola di un soccorritore è quella di non mettere se stesso in pericolo.

Va ricordato infine che l’assistenza psicologica erogabile nelle situazioni di catastrofe rientra nella normativa italiana che, fra le altre cose, istituisce il ruolo dello psicologo per le situazioni di crisi e comprende la sua attività negli interventi psicosociali da attuare nelle catastrofi.

Non è una situazione per principianti.

La notizia pubblicata dal Piccolo di Trieste ha indotto la Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza del Friuli Venezia Giulia a segnalare tale grossolana incongruenza alla redazione del Piccolo nonché all’Ordine degli Psicologi del Friuli Venezia Giulia. Visto il diretto e tempestivo coinvolgimento degli psicologi della SIPEM SOS – FVG nel sostegno psicologico delle persone coinvolte, è con piacere che ospitiamo il parere della dott.ssa Neva Monaco, Presidente dell’associazione.

PARERE DELLA DR.SSA NEVA MONACO
GLI PSICOLOGI DELL’EMERGENZA A TRIESTE – (chi è e cosa fa lo psicologo in emergenza)
È stato con stupore, rabbia e profonda indignazione che gli psicologi dell’emergenza SIPEM SOS FVG, intervenuti con il 118 al Palatrieste in seguito al crollo del palco, hanno appreso dall’articolo apparso sul quotidiano locale, Il Piccolo dd. 16 dicembre 2011, firmato dal giornalista Matteo Unterweger, che era stata “Presa una “psicologa” per aiutare i ragazzi sotto choc”.
Gli psicologi dell’emergenza SIPEM SOS FVG intervenuti nella scena del dramma hanno prestato opera di assistenza e sostegno psicologico a quanti erano colpiti e sconvolti dal dramma che avevano vissuto. Essi non hanno voluto dare notizie alla stampa sulle persone colpite e sui parenti della vittima, “oggetto” di interesse dei giornalisti presenti, per non distogliersi dall’attività che stavano svolgendo e dal dolore che stavano aiutando a contenere, ma anche per non violare sensibilità e sentimenti delle stesse persone assistite, che sono i primi soggetti da tutelare, a norma del Codice Deontologico degli Psicologi Italiani, delle Linee Guida professionali in materia e delle varie “Carte” sottoscritte dagli Ordini dei Giornalisti, degli Psicologi, dei Medici (ricordo alcune: la “Carta di Assisi”, la “Carta di Treviso” ecc.).
Noi, professionisti psicologi e psicoterapeuti, attivi nelle Emergenze, regolarmente iscritti all’Albo Professionale, volontari nelle Emergenze con il 118 e non solo, ci siamo ritrovati ignorati, nonostante la delicatezza dell’opera svolta e offesi dall’abuso del titolo “psicologa” per chi non è iscritto all’Ordine degli Psicologi, né nazionale né regionale, ma svolge un’attività di counselling. Infatti l’articolo descriveva l’attività di una counsellor (citando nome e cognome).
Un articolo simile lascia intendere che le professioni di counsellor e di psicologo coincidano. Spesso queste due figure vengono confuse, soprattutto quando, come nell’articolo, si parla di “intervento terapeutico”. È proprio questa ambiguità a creare confusione.
Ci preme in questa sede chiarire le differenze tra le due figure. Una counsellor può fare un intervento di “gestione dello stress” che differisce sensibilmente da un intervento “terapeutico”. Inoltre, la gestione dello stress che un counsellor opera in situazioni di normale stress lavorativo, richiamando alla solidarietà interna del gruppo di lavoro, è diverso dall’affrontare lo stress vissuto da un gruppo di colleghi che ha visto morire un proprio compagno e che ha rischiato personalmente la vita. In questo caso siamo di fronte ad una situazione traumatica che necessita l’intervento dello psicologo.
I due tipi di intervento richiedono professionalità e competenze diverse.

Il Presidente
dott.ssa Neva Monaco

* Articolo già pubblicato sull’Osservatorio Psicologia nei Media

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